Ancora una volta la città di Napoli è stata esclusa dalla zona gialla, zona utile per il piano di evacuazione in caso di eruzione del Vesuvio.
Eccezion fatta per i quartieri di Barra, San Giovanni e Ponticelli, il comune di Napoli viene escluso nella mappatura a rischio di cui fanno parte ben 63 comuni oltre a quelli della più nota zona rossa.
I Comuni della zona gialla, secondo l’assessore ai Lavori pubblici Edoardo Cosenza, "sono stati definiti considerando le statistiche storiche del vento in quota, statistiche che indicano le direzioni est e sud-est come quelle dove il vento spira più giorni all’anno: perciò, nello scenario eruttivo considerato, quest’area è considerata quella con una probabilità maggiore di essere coinvolta nella ricaduta di ceneri vulcaniche con il possibile conseguente crollo dei tetti. I 63 Comuni interessati dovranno tener conto del problema nei piani di emergenza recentemente finanziati dalla Regione Campania, identificando le strutture sicure staticamente per un pronto ricovero dei cittadini e seguendo le indicazioni regionali e nazionali che verranno successivamente prodotte, nel caso che si debba provvedere a evacuare la popolazione, in tutto o in parte, fuori dal Comune."
Non sarebbe d'accordo il Prof. Giuseppe Mastrolorenzo, 1° ricercatore dell'INGV, (Guarda il video) che già nel 2012, aveva affermato che "C’è una sottovalutazione del rischio. Il Piano di emergenza per il Vesuvio è fallito, è stato scelto male lo scenario perché non è detto che la prossima eruzione sarà come quella nel 1631 ed è assurdo che siano stati dati limiti comunali. Se si prevede la distruzione di Pompei a dodici chilometri dal Vesuvio, come è possibile che non sia inserita nella zona rossa Napoli che è a soli sette chilometri? Una eruzione può avvenire in qualsiasi momento ma il Piano attuale non garantisce la salvezza dei cittadini: credo sia più facile che i residenti possano salvarsi fuggendo a piedi, dandosi da soli un loro piano di evacuazione che utilizzando quello della Protezione Civile.”
Ecco i nomi dei 63 Comuni a rischio,
Agerola, Angri, Avella,
Baiano, Bracigliano, Brusciano
Camposano, Carbonara di Nola
Casalnuovo di Napoli,
Castel di San Giorgio
Castellammare di Stabia
Castello di Cisterna
Cava de’ Tirreni, Cimilite
Comiziano, Corbara, DomicellaForino,
Gragnano, LauroLettere, Liveri, Mariglianella,
Marigliano, Marzano di NolaMercato San Severino,
Meta, Monteforte Irpino, Moschiano, Mugnano del Cardinale,
Nocera Inferiore e Superiore, Nola, Pagani, Pago del Valle di Lauro,
PimontePomigliano d’Arco, Positano, Quindici, Ravello,
Roccapiemonte, San Marzano sul Sarno, San Paolo Bel Sito,
San Valentino Torio, San Vitaliano, Santa Maria la Carità,
Sant’Antonio Abate, Sant’Egidio del Monte Albino, Sarno
Saviano, Scala, Scisciano, Siano, Sperone, Striano,
Taurano, Tramonti, Tufino, Vico Equense, Visciano, Volla
(Fonte: il corriere del mezzogiorno)
Agerola, Angri, Avella,
Baiano, Bracigliano, Brusciano
Camposano, Carbonara di Nola
Casalnuovo di Napoli,
Castel di San Giorgio
Castellammare di Stabia
Castello di Cisterna
Cava de’ Tirreni, Cimilite
Comiziano, Corbara, DomicellaForino,
Gragnano, LauroLettere, Liveri, Mariglianella,
Marigliano, Marzano di NolaMercato San Severino,
Meta, Monteforte Irpino, Moschiano, Mugnano del Cardinale,
Nocera Inferiore e Superiore, Nola, Pagani, Pago del Valle di Lauro,
PimontePomigliano d’Arco, Positano, Quindici, Ravello,
Roccapiemonte, San Marzano sul Sarno, San Paolo Bel Sito,
San Valentino Torio, San Vitaliano, Santa Maria la Carità,
Sant’Antonio Abate, Sant’Egidio del Monte Albino, Sarno
Saviano, Scala, Scisciano, Siano, Sperone, Striano,
Taurano, Tramonti, Tufino, Vico Equense, Visciano, Volla
(Fonte: il corriere del mezzogiorno)
Commenti
Posta un commento